domenica 6 novembre 2011

anno 1800: la strana creatura di Johann Hermann

Johann Hermann, 1800
"Paleoart" è un termine di conio recente (Hallett, 1987), utilizzato per identificare tutte quelle opere, di stampo scientifico-naturalistico, con soggetto le specie fossili. In questo post non discuterò della sua valenza semantica.

Spesso, trattando delle prime ricostruzioni paleontologiche, viene fatto riferimento ai modelli del Crystal Palace, opera di Benjamin Waterhouse Hawkins (sotto la direzione scientifica di Richard Owen); si trattò, di fatto, del primo parco a tema, inaugurato in modo eccezionale, e accolto benevolmente dal grande pubblico.

John Leech , 1855 - Visita al parco antidiluviano per approfondimenti
"L'interesse era tale che il 10 giugno 1854, giorno in cui la regina Vittoria inaugurò l'Esposizione permanente, quarantamila spettatori si accalcarono nel Crystal Palace di Sydenham. Richard Owen arrivò in compagnia del principe consorte, dell'imperatore francese e del re del Portogallo. (...)  Nel decennio che seguì, centinaia di migliaia di visitatori andarono a visitare il "Mausoleo alla memoria di un mondo passato" di Owen. Furono distribuiti numerosi modelli e poster delle specie del Crystal Palace, che ispirarono anche letteratura popolare e disegni." (fonte)

Henry De la Beche - "Duria Antiquior" (1830)
"Duria Antiquior" (di Henry De la Beche, 1830) è un'opera meno nota, almeno a livello di letteratura popolare. Viene comunemente considerata come la prima illustrazione con soggetto l'antico ambiente e la sua biocenosi (visita "Paleoartistry"). Tuttavia, era già diffuso in precedenza un altro tipo di ricostruzione di ramo biologico: lo studio scheletrico degli antichi vertebrati (per il momento, ignorerò gli invertebrati, per quanto rilevantissimi nel contesto dei primi dibattiti sulla natura dei fossili). Nel caso dei tetrapodi estinti, possiamo far risalire le prime tavole anatomiche agli studi del celebre Georges Cuvier, primo '800. Anzi no, il naturalista francese fu anticipato da Juan Bautista Bru de Ramón (1740-1799) che, nel 1793, realizzò la ricostruzione di un gigantesco mammifero estinto, da lui denominato "megaterio" (la paternità del genere scientifico, Megatherium, spetta tuttavia a Cuvier, che vi applicò la nomenclatura linneana). PER APPROFONDIMENTI A History of Skeletal Drawings: Part 1 (pre-20th century)
Juan Bautista Bru, 1793 - Megatherium americanum Cuvier, 1796  "In style, Bru's engraving belongs to a pictorial tradition as long as comparative anatomy itself: a strictly lateral profile drawing providing the most effective visual summary of almost any animal. (Rudwick, 1992)"
Sulle orme del predecessore spagnolo, Cuvier realizzò numerose tavole scheletriche (es. Mastodon - 1806), e fu il primo a realizzarne una versione che evidenziasse, tramite una silhouette, il volume delle probabili superfici muscolari, delle parti molli --> illustrazioni mai pubblicate a proprio titolo, in quanto considerate "troppo speculative"; ad inaugurare pubblicamente questa tradizione fu il suo collaboratore Charles Leopold Laurillard, che immaginò l'aspetto in vita di Anoplotherium.
Anoplotherium - Cuvier (precedente al 1812)
Charles Leopold Laurillard, 1812 ("Recherches sur les ossemens fossiles" (1812)
Samuel Thomas Soemmerring, 1812 - Pterodactylus / Anche in questo caso è stata utilizzata una silhouette, per evidenziare l'ipotetica estensione delle membrane alari.
Qualcuno si spinse ancora oltre: nell'anno 1800, Jean Hermann inviò a Cuvier una lettera, in cui lo informava dell'esistenza di un mammifero fossile bizzarrissimo, descritto alcuni anni prima dal fiorentino Alessandro Cosimo Collini. Dell'animale presentò due ricostruzioni che, per quanto ne so, rappresentano il primo esempio di paleoarte "in vivo" (life restorations), perlomeno per quanto concerne i tetrapodi. Le immagini sono davvero incredibili, e rivelano il volto ipotetico di una bizzarria dell'antichità. Purtroppo, lo scambio epistolare con Cuvier non potè prolungarsi oltre, in quanto Hermann si spense nello stesso anno, all'età di 62 anni. Cuvier rimase estremamente affascinato da quella creatura, che avrebbe occupato i suoi pensieri ancora per molti anni...

“Given these facts, we could draw it as it was in life; but the figure that one would obtain would be most extraordinary, and would seem, to those who have not followed this entire discussion, the product of a sick imagination rather than the ordinary forces of nature.” (Cuvier, 1824 - "Ossemens Fossiles")

Johann (Jean) Hermann, 1800
Johann (Jean) Hermann, 1800
John Conway (vedi "Ontograph Studios"), ?2010 - Pterodactylus kochi (vedi Skeletal Drawing)
Quella di Hermann viene considerata come la prima ricostruzione biologica di Pterodactylus, un rettile alato. In precedenza, lo stesso Collini aveva commissionato la realizzazione di una tavola con soggetto l'esemplare, ma si trattava essenzialmente di una "natura morta", o "natura fossile", se preferite.
Egid Verhelst II, 1784 (commissione di Cosimo Collini) - Olotipo di Pterodactylus antiquus ( BSP No. AS.I.739)
Note personali

ricostruzione biologica --> Opera paleoartistica  in cui viene proposta un'interpretazione biologica dell'aspetto di una forma estinta. Vengono dunque escluse le tavole unicamente "descrittive", le quali consistono nel ritrarre direttamente (e nel modo più fedele) un esemplare paleontologico, senza la necessità di interpretarne gli aspetti biologici  (la morfologia originaria, la postura e il rapporto morfo-funzionale tra le parti anatomiche, il movimento, l'aspetto in vita, ecologia ed etologia etc.). Anche gli esemplari (originali o calchi) montati nei musei, secondo una posa "naturale", possono essere considerati come esempi di ricostruzioni biologiche. Una ricostruzione biologica, a differenza di una "natura morta" (ascrivibile all'illustrazione scientifica "tradizionale"), può spaziare tra diversi livelli di probabilità e d'interpretazione, pur rimanendo radicata al pensiero scientifico.

In lingua inglese, viene talvolta posta una distinzione tra i termini "reconstruction" e "restoration" (in italiano, corrisponderebbero rispettivamente a "ricostruzione" e "restauro", ma per ora evito di proporne una trasposizione):

"Following convention, we denote reconstructions as illustrations that reassemble the skeletal parts, usually with the indication of missing elements, in more or less natural posture; restorations are attempts to add the soft tissues of the body, and often to portray the animal in its natural habitat, performing characteristic behaviors." (Taquet & Padian, 2004)

Unicorni prima dell'Alba

Murr, 1775

Torniamo ad Hermann... Nella sua lettera, speculò apertamente della possibilità che, in qualche regione esotica, esistessero "pterodattili" viventi; vorrei ricordare che, all'epoca, il fenomeno di estinzione veniva considerato con una certa incredulità. Hermann fece riferimento anche ad una creatura chimerica del folclore cinese, forse legata, a suo giudizio, alla forma fossile:

"In his same letter of 1800, Hermann also drew Cuvier’s attention to a work by Murr, alleging that in China there was an animal with “bat wings, a bird head, and a long tail”, as if to suggest to Cuvier that chimeras such as Collini’s specimen were still alive today. Cuvier scoffed: “this is a fanciful image; and even if it were real, it would have nothing to do with our animal.” (Taquet & Padian, 2004)

Pterodactylus a parte, reputo lontanamente possibile che tale animale mitico sia connesso al ritrovamento di qualche bizzarria fossile, non sarebbe certo un caso isolato. Il ritrovamento di resti fossili ha sempre destato grande curiosità, e di essi ne sono state fornite le più varie interpretazioni. Un caso del tutto singolare, a suo modo prossimo alla paleoillustrazione biologica, è quello dell'unicorno di Otto von Guericke (1663), il quale ne ricompose la struttura, assemblando fossili di diversi mammiferi pleistocenici. Il risultato, per quanto grottesco, convinse anche gli scettici, menti della portata di Gottfried Leibniz.

Otto von Guericke (1678), Unicornum
Oggi, il "gioco d'illusione" offerto dalle ricostruzioni biologiche raggiunge, in alcuni casi, incredibili livelli di realismo. Una visione sfuggente, in continua evoluzione, come una specie di unicorno.

Roman Uchytel, 2011 - Hoplitomeryx matthei
Damien Hirst, 2008 - "The Dream"
Bibliografia:

Taquet, P., and Padian, K. (2004). "The earliest known restoration of a pterosaur and the philosophical origins of Cuvier’s Ossemens Fossiles." Comptes Rendus Palevol, 3(2): 157-175.

Christine Argot (2008). Changing Views in Paleontology: The Story of a Giant (Megatherium, Xenarthra) Mammalian Evolutionary Morphology A Tribute to Frederick S. Szalay DOI: 10.1007/978-1-4020-6997-0_3 

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